Inediti
Siamo così abituati a leggere ed a scrivere che raramente ci soffermiamo a considerare come sono scritte, e come andrebbero lette, alcune frasi che sono frasi-messaggio. Perché l’azione del leggere si esaurisce nel conscio, richiedendo una comprensione più logica ed immediata del semplice guardare. Cioè si fissa subito nella mente ed un attimo dopo ha inizio il processo di ciò che si viene a capire in più, ciò che si può correlare a quanto appreso”. Sin qui l’introduzione ad un articolo, pubblicato dalla rivista Le Arti nei primi anni settanta, pare riferirsi unicamente ai contenuti, alla ricerca del significato linguistico, delle analogie verbali, oppure del motivo strutturale per cui sia stata usata una determinata parola. Oggi vorremmo in più ricordare che siamo così abituati a leggere (e molto ma molto di meno a scrivere) che raramente ci soffermiamo ad approfondire l’aspetto formale delle nostre scritture. Se non quando si venga a trattare di calligrafia, intesa come arte del bello scrivere. Anzi il mio vecchio Nuovissimo Melzi (Antonio Vallardi Editore, 1922) cita l’arte di scriver con caratteri belli a vedersi ben sapendo, sin da allora, che non sarebbe bello ci che bello ma bello ciò che piace. Supponiamo che bello voglia, in questo caso, significare armonico, proporzionato, esteticamente coerente, fluido, versatile, gradevole alla vista. Ma perché non il contrario, quando il segno tende a farsi aggressivo, frammentato, polemicamente squilibrato nelle sue forme espressive. Quando il segno cessa di voler essere calligrafia, rifiuta il termine greco al quale neppure aspirava e torna ad essere più modestamente scrittura. Una forma d’espressione della quale, proprio per abitudine, non ricordiamo neppure le origini considerandola di logica appartenenza al nostro patrimonio genetico intrecciata, non si sa come, alla storia dell’uomo. Quale? Beh forse l’Homo sapiens o magari l’Homo faber o chissà quale altro ominide, Homo oppure Omo che sia. Noi, dipendenza di stampatori, proveremo a dimenticare per un anno i nostri caratteri da stampa per ritrovare nel segno il sapore di una manualità smarrita.