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Di quella prima brevissima visita a Sana’a mi sono rimaste vive alcune immagini.
Anzitutto la polvere.
Che si posava finissima sull’obbiettivo. Come un velatino, che mi spiaceva rimuovere.
Le levatacce ogni mattina, per poi essere continuamente fermati ai posti di blocco.
Qualcosa che mi ricordava Urbino. E le molte altre che restituivano Venezia.
Le fascine verdi di cat e la guancia gonfia.
Il greto del grande fiume in secca.
[…]
Grandi porte di lamiera.
Nessun oggetto in legno.
Il silenzio delle notti.
Elena Dak mi ha chiesto alcune immagini.
Per il suo libro “Sana’a e la notte”.
Scritto con l’anima.
Questo quaderno le ripropone.
Accanto alle foto di allora e appunti smozzicati.
Sana’a è fuggita, forse, per sempre.
Fuga nel tempo
diario dallo Yemen
20 copie a stampa digitale, pagine 68 a colori,
formato 15×21, numerate e firmate.
Milano ottobre 2012