Sfogliando un vecchio quaderno di Linguaggio grafico, che prima o poi varrebbe la pena di rieditare, ecco un inedito del 1969 dal titolo «Il lettering questo sconosciuto» che pare fatto apposta per concludere questa raccolta. Per quanto riesce a render chiaro, agli agnostici, un termine anglosassone diventato di uso comune da anni, anche da noi che tanta parte abbiamo avuto nella storia della lettera. «Che il carattere tipografico avesse un valore non solo semantico ma pure estetico-formale è cosa della quale si erano resi conto anche gli antichi, certo è che il lettering nasce in questi anni soltanto come definizione e spesso gli autori specialisti, nel tentativo di spiegarne il significato, vanno complicando il termine oltre misura. In sostanza per lettering si intende quello che è il valore segnico di una scritta nell’ambito pubblicitario, o meglio nell’ambito grafico, e questo corrisponde esattamente ai canoni della buona composizione. La composizione tipografica ha delle regole puramente meccaniche e manuali, ma concettualmente è una delle attività più libere e liberatorie dell’immaginazione; difficile quindi accettare di dimenticare il carattere, come condizionato dal tipo di configurazione e proprietà strutturali, in favore delle regole fisiologiche della percezione visiva. Il carattere contempla entrambe le possibilità.
Perché forse quella che qui si limita è solo una certa fantasia, definita un tempo estro creativo, molto lontana dalla posizione intellettuale della creatività moderna. Si verifica piuttosto, e questo è vero, una frattura tra l’uomo ed i suoi mezzi di assimilazione, cioè una interruzione del ritmo tra il pensiero elaborato, il pensiero trascritto in codice, ed il pensiero percepito. Ma questo è un caso di esaurimento mentale collettivo, del quale la tipografia è corresponsabile solo come quantità produttiva e non come qualità. Anzi la qualità è l’unica garanzia della esatta trasposizione grafica».
Se poi personalmente mi sia divertito a tradurre il termine inglese “lettering” in un improbabile “letterando” italiano resta da imputare al mal d’ironia che spesso mi affligge. Ho già usato titoli che si rifacevano all’uso delle lettere. Alfabeta per una mostra alla Saletta del Libraio nel ’77, Alfabetiere per un’altra nell’87, alla galleria romana l’Alzaia. Ho ancora in serbo Alfabetica, Alfabetando e Analfabetario in onore di certi committenti. Lettering, costruire con le lettere, comporre usando l’alfabeto, giocare all’abbecedario. Dar di lettera, Far d’ogni lettera un fascio. Traslitterare. Letterare. Letterario. Letterando. Va bene, suona persino arcaico.