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Come se fosse facile ipotizzare. Per loro, evidentemente, dormi
ancora con la sacca ai piedi. Nomade irrequieto. Con addosso
tutti i pruriti degli anni ottanta. Quelli lasciati dalle prime sabbie, che già
stavano coprendo il sapore di mare.
Quando viaggiare era facile o, meglio, tale appariva. Poiché bastava
accantonare i giorni necessari. Rapinandoli, se del caso. Poi aprire un
atlante, scrutandolo, con occhi socchiusi. Nell’imbarazzo della scelta.
Così avresti risposto al dove e quando.
Mentre oggi ogni scelta ti azzoppa, non sapendo definire il come.
È finita una certa età di viaggio. O, meglio, sono preclusi i viaggi a questa
certa età. Non tutti, si sa. Evitiamo di drammatizzare. Restano ancora
mete contemplative. Resort della quiete a cinque stelle. Finestre che si
spalancano. Su paesaggi nei quali entravi, per esserne parte.
Con quelle stesse cose che, ancora oggi, si rigirano nella sacca.
Un quaderno mezzo Uni. Due Bic medium. Scatolini neppure misteriosi.
Compagni di viaggio o, forse, solo di memorie. Poiché sono queste a
restare, sulla pelle, come una invisibile rete. Quella che ti sta addosso, via
via arricchendo il tuo passato. Pure quando preferiresti scaricartele. Per
procedere più spedito altrove.
A una incerta età l’altrove è altro.
Forse è, inspiegabilmente, quello che si mescola ai quaderni. Nella vecchia
sacca. Gli stessi che oggi appoggi su tavolo da lavoro, nella loro giusta
sequenza, per ricordarli meglio. Ogni tanto il riordine parrebbe opportuno.
Quasi fossimo tutti alla vigilia di una partenza. Disponibili, attenti, un
poco curiosi. Molto preparati. Senza lasciare nulla all’improvvisazione, ma
con una lieve dose di incoscienza.
Quella che ti ha sempre accompagnato, ogni volta che ti sei messo in
viaggio.
Memorie
Venti citazioni
Pagine 48. Formato 12×16 a un colore.
Milano luglio 2014