«Un argomento continuamente alla ribalta negli anni sessanta. Sollecitato dal proliferare delle riserve di testate atomiche stivate negli arsenali dei due blocchi. Se vuoi la pace preparati alla guerra dicevano i romani, però mai si era registrata una corsa incontrollabile alle armi di distruzione di massa come in quegli anni. E non bastava cantare “mettete dei fiori nei vostri cannoni”. La nuova bomba a idrogeno prometteva di essere molto più terrificante di quelle, dette convenzionali, che avevano raso al suolo Hiroshima e Nagasaki. Distruggendo non soltanto le città, ma la vita.»
Giancarlo Iliprandi, Disimpegno, Edizioni Corraini , 2006.