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Fermare il tempo. Almeno per una volta. Tornare in un luogo
che ti aveva, in qualche modo, catturato. Sperando di subirne
tutt’ora il fascino proprio dove, l’altra volta, ti eri fermato. Non
tanto a guardare. A vedere, piuttosto. A sentire spazio e colori
darti una sorta di benvenuto. Come se non stessi entrando
nel viaggio, ma tornando a casa dopo troppo girovagare.
Scoprendo quanto già sapevi attorno all’inesorabile, impietoso
trascorrere delle stagioni. Non solo tue. Ma non per questo passivo.
[…]
Cosa cercare in un ennesimo viaggio? Quanto ancora non si sia fatto
sedurre dal moderno. Andando a frugare tra le ceneri dell’incenso. Soprattutto
questo modo di essere non solo abitanti, ma cittadini di una nazione.
Per questo motivo, a differenza dai precedenti, il diario di viaggio si riferisce
non tanto al paese, all’Oman, quanto ai suoi abitanti, gli Omani. Che ammiro
nuovamente per lo squisito senso dell’ospitalità.
Omani
e altri
Pagine 48. Formato 16×12 a un colore.
Milano luglio 2012